In un recente provvedimento della Autorita di Protezione dei Dati Personali (provv. 9794895) viene rilevata una situazione di conflitto di interessi.
Semplificando, un cittadino sanzionato per aver abbandonato rifiuti con modalità illecite – la cui rilevazione era stata effettuata tramite strumenti di videosorveglianza – ha proposto reclamo al Garante verso il Comune di Policoro, indicando che il sistema di videosorveglianza presentava informative non conformi al Regolamento UE 679/2016 e che i tempi di conservazione dei video eccedevano quelli consentiti dalla normativa di protezione.
Successivamente il DPO del Comune (avvocato) veniva incaricato di rappresentare il Comune in giudizio contro il cittadino; quest’ultimo evidenziava quindi un palese conflitto di interessi.
Nel provvedimento, l’Autorità conferma le contestazioni del cittadino, rilevando peraltro il conflitto di interessi del DPO, ma soprattutto:
occorre, altresì, evidenziare che il reclamante, dalla sua prospettiva, in conseguenza del mandato ricevuto dal RPD, non ha potuto più rivolgersi allo stesso (cfr. art. 13, par. 1, lett. b) del Regolamento), confidando nella sua imparzialità nell’espletamento dei propri compiti, essendo stata svuotata, di fatto, la previsione di cui all’art. 38, par. 4, del Regolamento, secondo cui gli interessati possono contattare il RPD per tutte le questioni relative al trattamento dei loro dati personali e per l’esercizio dei loro diritti quali, ad esempio, quelli di accesso, cancellazione o limitazione (rispettivamente, artt. 15, 17 e 18 del Regolamento). Anche in relazione a tale profilo, il Garante ha evidenziato che “agli occhi dell’interessato che voglia rivolgersi al RPD, la circostanza che questo sia contemporaneamente anche il difensore in giudizio dell’ente, mina la sua indipendenza. Pertanto, a prescindere dalle circostanze che in concreto si potranno realizzare – tali, ad esempio, da escludere che il giudizio involva questioni di protezione dei dati personali – [sono state invitate] tutte le pubbliche amministrazioni a designare un RPD che, contemporaneamente, non svolga per le medesime il ruolo di difensore in giudizio”.
Il Comune di Policoro è stato sanzionato con una somma di 26.000 euro, ed ingiunto ad adottare misure correttive ai trattamenti di videosorveglianza (le fototrappole usate per rilevare comportamenti illeciti dei cittadini nei pressi dei luoghi di deposito dei rifiuti).