Successivamente alla piena entrata in vigore del Regolamento, ricevo molte richieste sui cookies e le relative informative dei siti web.
Vorrei proporre, ai miei 4 occasionali visitatori, una nuova prospettiva dalla quale approcciare il problema.
Dapprima voglio ricordare come molti survey, effettuati da più parti, indicano come i visitatori dei siti web non si soffermano quasi mai a leggere l’informativa, neanche quella semplificata; è quindi errato il concetto alla base.
Propongo quindi di spostare il problema su di un diverso ambito; quello di privacy by design.
Coloro che visitano un sito web utilizzano un software definito web browser; si tratta quindi di un software che gli utenti possono liberamente configurare (anzi devono, se tengono alla propria privacy).
Purtroppo molti non conoscono bene le implicazioni conseguenti ad una errata o mancata configurazione; nello specifico vorrei focalizzare sulla gestione dei cookies di Firefox.
Prendiamo come browser di esempio Firefox in quanto molto conosciuto e da sempre paladino delle libertà in rete; nella sua configurazione di default, esso consente la creazione di tutti i cookies, anche di terze parti, e la conservazione sino alla loro scadenza (impostata dal codice del sito web che lo ha generato).
Questa non è una configurazione “privacy by design”; la configurazione privacy migliore sarebbe quella di non accettare nessun cookie.
Dato che spesso tale configurazione non consente il corretto funzionamento del sito (moltissimi siti utilizzano cookie tecnici per il loro funzionamento) la configurazione minimale e funzionante è quella che indico nella immagine soprastante: accetta solo cookie di prima parte e conservali sino alla chiusura del programma.
In questo modo, non verranno resi possibili cookies di terze parti, mentre quelli tecnici saranno rimossi alla chiusura del browser.
Proporrò ai creatori di Firefox di impostare, durante l’installazione del software, tali parametri come di default.
Molto più semplice e lineare che costringere milioni di siti ad arrampicarsi sugli specchi per rendere compliant i loro servizi, farciti di servizi di terze parti.
Ritengo che questo dovrà valere per ogni software, dispositivo o app che gli utenti possano installare.
Certo, occorrerà una nuova mentalità; spero che il GDPR, ma anche il prossimo Regolamento e-privacy, contribuiranno a tale mutamento.