Vorremmo condurre alcune considerazioni sul cambio epocale indotto (forzatamente) dal virus sulle modalità di apprendimento dei nostri figli.
La scuola, in molti casi impreparata, ha predisposto variegate attività e-Learning; si passa dagli Istituti che avevano già piattaforme LMS a quelli che hanno lasciato nelle mani dei docenti la patata bollente, costringendoli ad arrangiarsi (vedi WebEx & C., attivati a titolo personale dal singolo docente).
Sino ad ora, non si è mai ritenuto di promuovere e/o supportare adeguatamente le competenze informatiche dei docenti italiani; in questo periodo purtroppo ne raccogliamo i frutti; a titolo esemplificativo, vorremmo menzionare alcune delle varie problematiche occorse, derivate anche dalla scarsa consapevolezza di docenti e ( conseguentemente) dei loro discenti.
Premettiamo che la tutela dei dati personali non è un diritto assoluto, ma relativo, e che quindi esso viene “contemperato” in relazione ad altri diritti, quali il diritto alla salute o allo studio.
Detto questo, abbiamo avuto notizia di docenti che hanno adottato WebEx, Zoom, Skype (o altri mezzi simili) per condurre le loro videolezioni, utilizzando un unica “stanza virtuale” per più classi; come sappiamo, le piattaforme dispongono della funzionalità di chat, mediante la quale i partecipanti possono inviare messaggi a singoli oppure a tutto il gruppo; ovviamente i ragazzi non sono consapevoli del fatto che inviando un messaggio a tutta la chat, questo viene comunicato a tutti i partecipanti della “stanza virtuale”, quindi non solo ai propri compagni ma anche tutti gli altri studenti delle altri classi del docente che istanzia i meetings.
Inoltre, anche i docenti debbono essere consapevoli del fatto che tutte le comunicazioni, correzioni e valutazioni rivolte al singolo studente, potrebbero essere conosciute da tutti gli altri studenti delle proprie classi.
Per non parlare di quelli che eventualmente registrassero la videosessione, senza che alcuno (genitori o studenti) ne sappia nulla (per chi non ci credesse, qui la notizia).
Da ultimo, tralasciamo per adesso di approfondire le implicazioni di sicurezza (per i curiosi, cercate “zoom bombing”).
Consigliamo pertanto al Ministro della Pubblica Istruzione, passato il frenetico periodo iniziale, di formare in primis i propri docenti sulle corrette modalità di erogazione delle attività e-learning; in tale ambito, un po’ di formazione anche sulla normativa privacy non guasterebbe.
Prima che il livello della tutela alla privacy dei nostri ragazzi torni al secolo scorso.