GDPR e le misure minime di sicurezza

Domande ricorrenti: esistono sempre le misure minime di sicurezza? Quali sono? Dobbiamo adottarle o no?

Le famigerate misure minime di sicurezza erano allegate al D.Lgs. 196/03 (allegato B); il D.Lgs. 101/2018 le ha abrogate (art. 27, comma 1, lett. d).

Per 14 anni sono state oggetto di critica (troppo oppure troppo poco), ridicolizzate dagli estremisti, snobbate dai puristi, sottovalutate dai qualunquisti.

Possiamo tranquillamente affermare che, ad oggi, molte realtà non hanno neanche adottato tutte le (abrogate) misure minime di sicurezza introdotte nel 2004.

Non ci credete? Ne citiamo una, forse tra le più disattese:

25. Il titolare che adotta misure minime di sicurezza avvalendosi di soggetti esterni alla propria struttura per provvederne alla esecuzione, riceve dall'installatore una descrizione scritta dell'intervento effettuato che ne attesta la conformità alle disposizioni del presente disciplinare tecnico.

IL GDPR assegna, oggi, al Titolare (l’azienda) l’onere di definire le più appropriate misure di sicurezza (quindi non quelle minime) e l’onere di dimostrare che esse sono appropriate (ed adottate, oltre che verificate periodicamente).

Quindi le misure minime del D.Lgs. 196/03 sono la base di partenza, ma non sono sicuramente le misure appropriate da adottare, almeno nelle realtà diverse dalle piccolissime.

Il nuovo approccio del GDPR richiede quindi alle aziende responsabilizzazione, adozione di misure e stumenti di sicurezza ed il loro avvallo; siamo passati (a nostro parere) da un approccio di tipo “civil law” (con il tutore che prescrive) a quello “common law” (con le aziende che in piena autonomia decidono, adottano e sono successivamente in grado di dimostrare “il valore” delle loro scelte).